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Grotta S.Angelo

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GROTTA S. ANGELO

Particolare abside e coronatura archetti Grotta S.AngeloE' all'interno dell'antico feudo Ugni, parte integrante del Parco Nazionale della Maiella e della riserva naturale Fara S.Martino - Palombaro.
La grotta, posta a 1000 metri s.l.m. è accessibile tramite un sentiero naturale che ripercorre il tracciato di un antico braccio tratturale della Maiella che conduceva ai pascoli del Martellese e del monte Ugni.
Dati storici - descrizione architettonica
Nel 1221, in una bolla di Onorio III, si conferma al monastero di S.Martino in Valle il possesso delle chiese di S.Angelo e S. Flaviano di Palombaro. E' questa l'unica notizia rel ativa alla nostra piccola chiesa rupestre di cui siamo a conoscenza ma scarsa è anche la tradizione legata ad essa, nonostante si trovi al centro di una zona densamente popolata fin dall'epoca italica.Veduta della Grotta S.Angelo
L'unica tradizione di rilievo è quella che vuole che il santuario fosse dedicato a Bona dea della fertilità.

Il luogo presenta tutte quelle caratteristiche perchè vi nascesse in seguito un culto per S. Michele Arcangelo: la cavità, l'acqua, la presenza pastorale. Per il Moretti, S.Angelo rappresenta in Abruzzo "l'unica rilevante vestigia ricavata nella roccia che assuma chiaro valore di arte".
La grotta è costituita da un unico grande ambiente, all'interno del quale vi sono alcuni resti di una chiesa benedettina databile tra XI . XII secolo dedicata a S. Agata d'Ugni, ed in seguito al culto di S.Angelo.
Della struttura religiosa restano la parete dell'ambiente absidale e la zona ove era posto l'altare.
Lo stile architettonico dell'abside è ascrivibile al preromanico abruzzese ed è confrontabile con l'abside di San Liberatore a Maiella presso Serramonacesca.
La parete esterna presenta una decorazione con cornice cordonata ed astragali, da cui si dipartono una fiVasca scavata nella rocciala di archetti ciechi. E' presente una piccola finestra strombata.Veduta posteriore Grotta S.Angelo
Il criterio dell a continuità cultuale nel tempo permette di dire che la grotta, nel corso dei millenni, ha visto alternare al suo interno riti diversi nella forma, ma sostanzialmente tutti riconducibili all’adorazio
ne di dèi e santi protettori della fertilità, della natura e della donna.Non sappiamo se in epoca preistorica la divinità o le divinità adorate avessero un nome specifico, non possiamo ancora dire quale o quali delle divinità dei Carricini (Kerres, Anter Stataí, Ammaí Kerríiaí, Liganakdíkei Entraí, Hereklúí Kerríiuí, Pernaí Kerríiaí, Fluusaí) fossero qui invocate, ma dei culti praticati nei tempi storici relativamente più recenti abbiamo qualche notizia.Con la conquista politica i Romani imposero i loro dèi e la grotta divenne un tempio della Bona dea. Per invocare la sua protezione, le donne in età fertile venivano in processione da tutto il touto carricino e si bagnavano il petto nudo con le acque lustrali che, da una sorgente che sgorgava all’interno della grotta, veniva raccolta nelle ampie vasche ricavate nella roccia all’ingresso della caverna. Con la cristianizzazione del territorio si ebbe la sostituzione della Bona dea con la santa che svolgeva le medesime funzioni e così la grotta divenne la chiesa di Sant’Agata.Dopo l’abbandono da parte degli abitanti del villaggio di Ugni, nelle cui pertinenze si trovava la grotta, il nome fu cambiato e la chiesa fu intitolato a S. Michele arcangelo, che aveva sostituito il dio italico Ercole come protettore della transumanza.

 

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